10 marzo 2006

Bantustan - strumenti

Lo strumento principe per creare il Bantustan mediorientale è il muro: oggi sono incappato per caso in un approfondimento della BBC, molto sintetico, ma credo ottimo punto d'inizio per chi è curioso.

Bantustan

Se avete un momento tornate nel 1948, in un altro continente, in un altro stato: il Bantustan. Un breve paragrafo di Wikipedia, per inquadrare la situazione. Poi saltate ad oggi.
Un articolo interessante (in inglese) sul Guardian di oggi ci ricorda che la bantustanizzazione perseguita da Israele, ovvero la trasformazione della Palestina in ghetti separati tra loro, fa "progressi". Come previsto, il piano Sharon va avanti ed Olmert, primo ministro pro tempore, supera il suo predecessore con la dichiarazione di annessione dell'ampia valle del Giordano.
Prima di leggere la traduzione dell'articolo, vi invito ad osservare la mappa qui sotto: chiarisce quale sia l'obiettivo reale delle virtuali politiche "per la sicurezza" dello stato di Israele.

cortesia www.passia.org

Israele imposta a quattro anni il termine per disegnare i confini definitivi

Chris McGreal da Gerusalemme
Venerdì 10 Marzo, 2006
The Guardian
Il primo ministro israeliano pro tempore Ehud Olmert, afferma che il paese disegnerà i suoi confini definitivi entro quattro anni senza consultare i Palestinesi se Hamas non riconoscerà lo stato Ebraico
Olmert, fortemente favorito nelle prossime elezioni tra tre settimane, dichiara al Jerusalem Post che entro il 2010 intende “giungere a confini israeliani permanenti, che ci separeranno completamente dalla maggioranza della popolazione Palestinese e preserveranno un’ampia e stabile maggioranza Ebraica in Israele”.
Non specifica il percorso della nuova frontiera, che afferma sarà decisa dopo un “dialogo interno in Israele” e consultazioni con gli alleati esteri. Ma Olmert ha ribadito la sua intenzione di annettere i blocchi di insediamenti principali nella West Bank e mantenere il controllo dell’area del fiume Giordano “come confine di sicurezza”, il che risulterà in uno stato Palestinese completamente circondato da territorio sotto il controllo Israeliano.
Il supporto per il partito Kadima di Olmert, lanciato l’anno scorso da Ariel Sharon prima che cadesse in coma due mesi fa, è incappato in queste settimane su accuse di corruzione ed il successivo terremoto delle elezioni Palestinesi. Ma, con i sondaggi che danno il Kadima come in testa al parlamento, rimane alto l’appoggio dell’opinione pubblica per il ritiro da ampie zone della West Bank ed il mantenimento della presa sui principali insediamenti.
Il piano esposto da Olmert richiederebbe la rimozione di circa 60,000 Israeliani dagli insediamenti più profondi nella West Bank, ma ne lascerebbe circa 350000 nei principali ed a Gerusalemme Est.
Olmert afferma che lascerebbe ad Hamas un “ragionevole” periodo di tempo per incontrare la richesta del riconoscimento dello stato Ebraico, rinunciare alla violenza ed accettare gli accordi sottoscritti dall’Autorità Palestinese (AP). “Aspetteremo, ma non intendo farlo per sempre”. “Se in un tempo ragionevole sarà chiaro che l’AP non accetterà questi principi, avremo la necessità di cominciare ad agire”.
Il Signor Olmert ha anche aggiunto di non avere mai avuto intenzione di incontrare il Presidente palestinese Mahmoud Abbas in quanto non si sentiva pronto a tracciare una distinzione artificiale fra il leader palestinese e il governo costituito da Hamas. "Essendo l'Autorità palestinese una forza di governo, nel momento in cui al suo interno la componente dominante diviene Hamas, cade ogni ragione di incontrarsi".
Il capo dei negoziatori Palestinesi, Saeb Erekat, dichiara alla Reuters che imporre unilateralmente un confine non porterà alla pace. “La strada per la pace e sicurezza nella regione non passa attraverso l’unilateralismo, la costruzione di mura ed insediamenti, ma piuttosto attraverso la ripresa di negoziati permanenti sulla situazione".

09 marzo 2006

Lettera aperta a Fassino

Colgo l'occasione fornitami da una notizia d'agenzia, per riassumere le posizioni della Sinistra per Israele e della "minoranza ambigua".

M.O.: FASSINO, CONDANNARE AMBIGUITA' SINISTRA SU ISRAELE
(AGI) - Roma, 6 mar. - "Bisogna condannare quei settori della sinistra che, anche se in posizione minoritaria, sono ambigui rispetto a Israele". Il segretario dei Ds, Piero Fassino, durante una tavola rotonda organizzata da Sinistra per Israele sul ruolo dell'Italia nella crisi mediorientale torna cosi' a condannare la posizione di parte della sinistra su Israele.
"La sinistra - ha detto il segretario della Quercia - non puo' che battersi perche' il diritto a esistere di Israele sia irreversibile e indiscutibile: qualsiasi tesi che consideri il suo diritto a esistere come qualcosa di reversibile non puo' che essere respinta".
Secondo Fassino "un uomo di sinistra non puo' non battersi per ricordare la storia del popolo ebraico e le enormi sofferenze patite durante l'Olocausto, ma deve anche ricordare cosa e' stato il sionismo: bisogna battersi contro una lettura manichea della storia per cui si riconosce l'Olocausto, ma non il sionismo come movimento di liberazione del popolo ebraico".
"Noi siamo dalla parte di Israele - ha sottolineato - sia per cio' che ha dovuto sopportare nel suo passato, ma anche nell'attualita'". (AGI) -
061945 MAR 06


Non trovando sul sito trascrizioni di questa tavola rotonda, rimane il dubbio su cosa Fassino intenda per "riconoscere il sionismo come movimento di liberazione del popolo ebraico".

Forse la lettera aperta che segue aiuterebbe Fassino a fare chiarezza.

da Il Manifesto, 30/11/2005

On. Fassino, possibile tanta disinformazione?
Lettera aperta degli "Ebrei contro l'occupazione"

a Fassino, promotore della "sinistra per Israele"

On. Fassino, abbiamo seguito la sua azione per la costituzione di una «sinistra per Israele», ed abbiamo preso nota dei suoi ingiustificabili attacchi contro il giornale il manifesto. A nostro avviso, il manifesto è l'unico quotidiano italiano che abbia, costantemente, preso posizione per la pace in Palestina-Israele, sostenendo i diritti del popolo palestinese ad un suo Stato indipendente, così prendendo chiaramente posizione a favore della pace nella regione.

Purtroppo, nei suoi recentissimi interventi lei, on. Fassino, sembra fare una inammissibile confusione tra «questione ebraica» e Stato di Israele, due concetti assolutamente non coincidenti. Dopo la caduta del nazi-fascismo, nei Paesi liberi e democratici la «questione ebraica» come tale non esiste più, ed esiste invece il problema di estirpare il razzismo che si manifesta oggi soprattutto come anti-arabismo ed anti-islamismo, ed in genere con l'avversione al «diverso».

Lo Stato di Israele non è, come lei e molti a sinistra ed a destra sembrate pensare, uno stato democratico: Israele è e vuole essere uno Stato ebraico, cioè uno stato in cui solo i cittadini di una certa etnia e/o religione hanno pieni diritti. I cittadini israeliani di diversa «etnia», per l'enorme maggioranza arabi, non hanno fondamentali diritti: come l'acquistare case e terre in qualsiasi luogo dello Stato, l'accesso ai finanziamenti del Fondo nazionale ebraico (riservati agli ebrei che risiedano o no in Israele); sono pesantemente sfavoriti per quanto riguarda istruzione e assistenza sanitaria. Inoltre, lei dovrebbe sapere che in molti casi cittadini israeliani arabi (sono circa il 20% della popolazione dello Stato) hanno avuto ed hanno limitazioni al trasferire il coniuge in Israele, e israeliani ebrei incontrano difficoltà a volte insormontabili a sposare un/a arabo/a. Infine la politica costante di tutti i governi israeliani da quello di Ben Gurion a quello odierno (con forse l'eccezione di Rabin, finita con il suo assassinio) è stata nei fatti (anche se non sempre a parole) di impedire la costituzione dello Stato palestinese. Oggi, oltre 400 mila coloni ebrei sono solidamente impiantati nei Territori destinati dall'Onu ad esser sede dello Stato palestinese (solo il 22% della Palestina), ma occupati da Israele. Essi sono protetti dal più potente esercito della regione, dotato anche di armi atomiche. Un durissimo regime di occupazione che usa le armi e pratica la rappresaglia contro i civili quando si verifichino atti di terrorismo e anche senza, impedisce i movimenti ai palestinesi, compresi quelli per raggiungere scuole, ospedali ed il luogo di lavoro. Il Muro dell'apartheid separa le case dei contadini dalle loro terre, ed i membri delle famiglie tra loro.

Il manifesto della «sinistra per Israele» sostiene di appoggiare «le legittime rivendicazioni nazionali palestinesi», ma nello stesso tempo chiede «alla dirigenza palestinese di superare definitivamente ogni diffidenza verso trattative di pace». Forse non vi siete accorti che le trattative, iniziate con Rabin più di 10 anni fa per far nascere uno Stato palestinese accanto a Israele (il popolo palestinese le ha approvate votando a grande maggioranza per Arafat nel 1996 e per Abu Mazen nel 2005), sono state svuotate dai continui rinvii israeliani, che hanno permesso di realizzare, nel frattempo, una massiccia costruzione di insediamenti nei territori palestinesi, tanto che oggi è quasi impossibile figurarsi dove potrebbe organizzarsi questo nuovo Stato. Già la «generosa offerta», di Barak era uno Stato su poco più della metà del territorio promesso da Rabin. Ora, con la costruzione del muro e l'annessione di molti territori intorno a / e in Gerusalemme est, con il conseguente spezzettamento della Cisgiordania in frammenti non comunicanti, lo stato si ridurrebbe a questi frammenti più Gaza. Pensate davvero che i palestinesi debbano «superare definitivamente ogni diffidenza» verso proposte di questo tipo?

Ci sorprendiamo della sua apparente disinformazione su questi fatti, che persone di buona fede di tutti i Paesi, Israele compreso, hanno abbondantemente documentato. Gli amici di Israele dovrebbero, invece che blandirlo, non risparmiargli critiche, per aiutarlo a fare il grande passo e diventare un Paese normale. Le consigliamo pertanto di leggere la continua informazione dei gruppi ed associazioni israeliane e palestinesi che si oppongono alla politica di sopraffazione del loro governo: Gush-Shalom, ICAHD, B'Tselem, Taayush, AIC, Rabbini per i diritti umani, Medici per i diritti umani, New Profile, Bat Shalom, i Refuseniks. Anche il centro palestinese Rapproachement potrebbe esserle utile per informarsi sullo stato delle cose, e per rendersi conto delle idee e propositi delle persone attive per la pace e la libertà democratica.

Noi, elettori dell'Unione, ci aspettiamo che lei ed i suoi colleghi prendiate una posizione allo stesso tempo umana, civile e democratica sui diritti palestinesi, contro l'arroganza razzista e quindi per la pace senza aggettivi.

Salutandola cordialmente,

Ebrei contro l'occupazione
Fiamma Bianchi Bandinelli
Gianna Taverna

08 marzo 2006

Arresti eccellenti


HEBRON, 08 Marzo 2006: Nael al-Atrash, undici anni, bendato ed ammanettato da soldati israeliani durante un raid nelle vicinanze di Jabal al-Takruri. Suo fratello di dodici anni Nael ed un altro Palestinese, Saber abu Sanana, sono stati arrestati e portati via. I due bambini erano a casa perchè la scuola era chiusa per la Giornata Internazionale delle Donne. AFP PHOTO/Hazem BADER (Photo credit should read HAZEM BADER/AFP/Getty Images)

07 marzo 2006

Incredibile ma vero.....

«Non c'è prova che questo attacco sia stato mosso da sentimento anti-cristiano», ha detto, ad esempio, Pierbattista Pizzaballa, Custode francescano di Terra Santa. AsiaNews, l'agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, si è mostrata più preoccupata per gli scontri avvenuti fuori dalla Basilica della Annunciazione e, rivoltando l'intera vicenda, ha puntato l'indice contro i manifestanti «non cristiani», ovvero i musulmani. «Nessun cristiano credente e praticante si sarebbe mai comportato così», ha scritto a proposito degli incidenti e ha preso le distanze da quella che ha definito «l'esagerazione di alcune dichiarazioni di uomini politici e militanti palestinesi, spesso decisamente non-cristiani, che si avvalgono di una bizzarra tragedia di famiglia per colpire ancora una volta Israele».

Ho trovato queste dichiarazioni in un articolo de Il manifesto di ieri.
Evidentemente, per i fautori dello scontro di civiltà, il nemico deve essere sempre, solo ed esclusivamente l' Islam....

05 marzo 2006

Due pesi, due misure

Mentre russi e palestinesi discutevano a Mosca, a Nazareth ieri pomeriggio si è sfiorata la tragedia: tre israeliani ebrei, un uomo e due donne, sono entrati travestiti da pellegrini cristiani nella Basilica dell'Annunciazione trasportando, in una carrozzina, una bombola del gas ed alcuni petardi. Testimoni hanno riferito che i tre, appena entrati, hanno lanciato i petardi tra la folla in preghiera per l'inizio della Quaresima. I forti boati hanno scatenato il panico tra i fedeli cristiani convinti dell'inizio di un attacco con bombe contro la basilica.
Almeno sette persone sono rimaste contuse nel fuggifuggi, altrettante sono state portare in ospedale in stato di shock. Ferito alla testa anche l'assalitore israeliano, raggiunto dalla folla. La rete televisiva Canale 10 lo ha identificato in Haim Eliahu Havivi, 43 anni, di Gerusalemme, che in passato aveva compiuto un'azione simile anche a Betlemme ed era stato interrogato dai servizi di sicurezza. Contro di lui però non sono mai stati adottati provvedimenti restrittivi. In Israele lo hanno subito etichettato come «malato di mente». Le due donne sono la moglie di Eliahu Aviv, una polacca convertita all'ebraismo, e la figlia di 20 anni.

«È la solita storia, tutte le volte che un attentatore o un assalitore ebreo compie un attacco contro arabi, lo Stato si affretta a definirlo una persona instabile, con problemi psichiatrici. Non accade mai con gli attentatori arabi. Era accaduto lo stesso con Ami Popper (un militare che falciò con il mitra otto lavoratori di Gaza nel 1990 vicino Tel Aviv) e con Baruch Goldstein (che nel 1990 uccise 30 fedeli musulmani a Hebron)», ha commentato Wadye Abu Nassar, un consigliere del Patriarca cattolico di Gerusalemme Michel Sabbah. «La Chiesa cattolica locale condanna con forza questa azione contro la Basilica della Annunciazione e si aspetta che lo Stato di Israele protegga i luoghi santi cristiani», ha aggiunto.