Bantustan
Se avete un momento tornate nel 1948, in un altro continente, in un altro stato: il Bantustan. Un breve paragrafo di Wikipedia, per inquadrare la situazione. Poi saltate ad oggi.
Un articolo interessante (in inglese) sul Guardian di oggi ci ricorda che la bantustanizzazione perseguita da Israele, ovvero la trasformazione della Palestina in ghetti separati tra loro, fa "progressi". Come previsto, il piano Sharon va avanti ed Olmert, primo ministro pro tempore, supera il suo predecessore con la dichiarazione di annessione dell'ampia valle del Giordano.
Prima di leggere la traduzione dell'articolo, vi invito ad osservare la mappa qui sotto: chiarisce quale sia l'obiettivo reale delle virtuali politiche "per la sicurezza" dello stato di Israele.

cortesia www.passia.org
Un articolo interessante (in inglese) sul Guardian di oggi ci ricorda che la bantustanizzazione perseguita da Israele, ovvero la trasformazione della Palestina in ghetti separati tra loro, fa "progressi". Come previsto, il piano Sharon va avanti ed Olmert, primo ministro pro tempore, supera il suo predecessore con la dichiarazione di annessione dell'ampia valle del Giordano.
Prima di leggere la traduzione dell'articolo, vi invito ad osservare la mappa qui sotto: chiarisce quale sia l'obiettivo reale delle virtuali politiche "per la sicurezza" dello stato di Israele.

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Israele imposta a quattro anni il termine per disegnare i confini definitivi
Chris McGreal da Gerusalemme
Venerdì 10 Marzo, 2006
The Guardian
Il primo ministro israeliano pro tempore Ehud Olmert, afferma che il paese disegnerà i suoi confini definitivi entro quattro anni senza consultare i Palestinesi se Hamas non riconoscerà lo stato Ebraico
Olmert, fortemente favorito nelle prossime elezioni tra tre settimane, dichiara al Jerusalem Post che entro il 2010 intende “giungere a confini israeliani permanenti, che ci separeranno completamente dalla maggioranza della popolazione Palestinese e preserveranno un’ampia e stabile maggioranza Ebraica in Israele”.
Non specifica il percorso della nuova frontiera, che afferma sarà decisa dopo un “dialogo interno in Israele” e consultazioni con gli alleati esteri. Ma Olmert ha ribadito la sua intenzione di annettere i blocchi di insediamenti principali nella West Bank e mantenere il controllo dell’area del fiume Giordano “come confine di sicurezza”, il che risulterà in uno stato Palestinese completamente circondato da territorio sotto il controllo Israeliano.
Il supporto per il partito Kadima di Olmert, lanciato l’anno scorso da Ariel Sharon prima che cadesse in coma due mesi fa, è incappato in queste settimane su accuse di corruzione ed il successivo terremoto delle elezioni Palestinesi. Ma, con i sondaggi che danno il Kadima come in testa al parlamento, rimane alto l’appoggio dell’opinione pubblica per il ritiro da ampie zone della West Bank ed il mantenimento della presa sui principali insediamenti.
Il piano esposto da Olmert richiederebbe la rimozione di circa 60,000 Israeliani dagli insediamenti più profondi nella West Bank, ma ne lascerebbe circa 350000 nei principali ed a Gerusalemme Est.
Olmert afferma che lascerebbe ad Hamas un “ragionevole” periodo di tempo per incontrare la richesta del riconoscimento dello stato Ebraico, rinunciare alla violenza ed accettare gli accordi sottoscritti dall’Autorità Palestinese (AP). “Aspetteremo, ma non intendo farlo per sempre”. “Se in un tempo ragionevole sarà chiaro che l’AP non accetterà questi principi, avremo la necessità di cominciare ad agire”.
Il Signor Olmert ha anche aggiunto di non avere mai avuto intenzione di incontrare il Presidente palestinese Mahmoud Abbas in quanto non si sentiva pronto a tracciare una distinzione artificiale fra il leader palestinese e il governo costituito da Hamas. "Essendo l'Autorità palestinese una forza di governo, nel momento in cui al suo interno la componente dominante diviene Hamas, cade ogni ragione di incontrarsi".
Il capo dei negoziatori Palestinesi, Saeb Erekat, dichiara alla Reuters che imporre unilateralmente un confine non porterà alla pace. “La strada per la pace e sicurezza nella regione non passa attraverso l’unilateralismo, la costruzione di mura ed insediamenti, ma piuttosto attraverso la ripresa di negoziati permanenti sulla situazione".
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