25 febbraio 2006

Dorothy, israeliana

Dorothy, una pacifista israeliana, scrive (traduzione):


Cari tutti

Circa un'ora fa ho parlato con un amico che e' stato a Balata (campo profughi di Nablus) per l'intera scioccante e nauseante giornata, la quinta giornata dell'offensiva delle forze armate israeliane, che era la giornata peggiore,
finora. Secondo questo amico, soldati israeliani hanno sparato contro le squadre del soccorso medico e hanno ferito anche (pacifisti) internazionali accorsi per assistere i feriti. Israele non prova alcuna vergogna. La TV mostra i rastrellamenti casa per casa, le incursioni attraverso i vicoli stretti, i soldati israeliani che buttano giu' porte a colpi di stivali, le donne che gridano, uomini colpiti dalle palottole, la distruzione ..... siamo talmente induriti che niente ci commuova piu'? Provo nausea. Non so cosa provi l'israeliano medio. Non oso pensarci.

Il primo ministro di recente nomina, Ismail Haniyeh del Hamas, ha detto che "i palestinesi non permetteranno che il versamento del loro sangue venga strumentalizzato nella campagna elettorale israeliana". Ma mi sembra che qui ci sia al palo molto di piu' che una campagna elettorale. L'Europa non ha seguito gli USA tagliando i fondi per i palestinesi, nonostante la vittoria elettorale di Hamas e perfino gli USA sembrano incerti. Un qualsiasi atto di violenza individuale, da parte di un palestinese, in risposta a quanto le forze armate israeliane stanno facendo a Balata ed Israele dira' (come fa sempre) che "non c'e' un interlocutore."
(Quest'affermazione sarebbe anche assolutamente vera, ma non e' attribuibile ai palestinesi, bensi' ad Israele). E cosi', gli israeliani pagheranno il prezzo per le follie dei loro leader. Ed ai palestinesi, cui sofferenze aumentano di giorno in giorno, verra' attribuita la responsabilita'. E gli efferati leader israeliani insisterannno che il resto del mondo affami i palestinesi rifiutando assistenza finanziaria ai "terroristi". O, amici, cosa posso dire? La mente mi si blocca. Temo il peggio per ambedue i nostri popoli - palestinesi ed ebrei israeliani. Come faceva Israele a produrre leader che voglion la terra, la terra, la terra, ma non versano alcuna lacrima per le vite - l'elemento spendibile, dispensabile, il "danno collaterale" sulla strada verso il "grande Israele".

Qui troverete la descrizione dell'ISM di quanto e' accaduto oggi.

Saluti,
Dorothy

Nablus ancora sotto assedio


Cinque palestinesi uccisi ieri, otto negli ultimi cinque giorni: Israele da' il benvenuto al nuovo governo di Hamas che il premier designato Ismai Haniye ha cinque settimane di tempo per mettere in piedi. Le truppe israeliane hanno compiuto ieri il raid piu' sanguinoso - in chiave di pura provocazione - nei territori occupati dalla meta' del 2005.


Sono le notizie che son riuscito a prendere da "Il Manifesto" e che gia' erano state anticipate da chi mantiene contatti con la popolazione locale.
Israele ha voluto interrompere una tregua seconda la solita logica, provocare cioe' una reazione di Hamas e avere il pretesto cosi' per perpetuare la feroce occupazione, con il consenso internazionale..............e' lotta al terrorismo!.
Mandare carri armati ad uccidere ragazzini che tirano sassi cos'e'?

24 febbraio 2006

Non e' successo niente

A cercare la parola-chiave "palestina", su "La stampa" dal 20 febbraio ad oggi, la Palestina esiste solo come spunto per le polemiche suscitate alla recente manifestazione di Roma. Mentre si processano intenzioni, slogan e piromani di bandiere, a Nablus (si, proprio Palestina) sono stati bloccati dall'esercito israeliano tutti gli accessi e si muore grazie alle sue pallottole. Scenari gia' visti mille volte dalla popolazione che, in teoria, ha la fortuna di vivere nella zona a sovranita' palestinese.

Bloccati fuori anche dei funzionari inglesi:
General Director of the Chamber of Commerce in Nablus met with delegates of the UK Finance Ministry and General Consul at the Awarta Checkpoint Friday.

Questo sta succedendo dal 20 Febbraio ad oggi
Non una parola da "La Stampa" e probabilmente nemmeno sulla stampa italiana in senso lato.

23 febbraio 2006

Nuovi supporter per Israele

Un articolo di Haaretz di oggi, U.S. Christians create umbrella organization to lobby for Israel.

Il quotidiano israeliano informa che un nuovo gruppo, Christians United for Israel, si e' formato negli USA per "aiutare" la politica americana a comprendere Israele. Il gruppo, riunitosi il 7 Febbraio in un summit in Texas, afferma di rappresentare trenta milioni di cittadini, suppongo elettori.
[...]The organization's main goal is to create a rapid-response network "targeted to reach every senator and congressman" in the United States. It is led by evangelical leaders Dr. John C. Hagee and George Morrison; fundamentalist Baptist minister Jerry Falwell; and Gary Bauer, president of the American Values organization aimed at protecting marriage, family and faith.[...]
[...]Lo scopo principale dell'organizzazione e' di creare una rete di risposta rapida "mirata a raggiongere ogni senatore e uomo del congresso" negli Stati Uniti. E' guidata dai leader evangelici Dott. John C. Hagee e George Morrison; il ministro fondamentalista battista Jerry Falwell; e Gary Bauer, presidente dell'organizzazione dei Valori Americani, tesa a proteggere il matrimonio, la famiglia e la fede.[...]

Il quotidiano inoltre riporta che tra i primi obiettivi dei "Christians United for Israel" e' fare pressione sull'amministrazione USA per far spostare l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme.

Nella pagina principale dell'organizzazione si legge un motto...
For Zion's sake I will not keep silent,
for Jerusalem's sake I will not remain quiet...
Isaiah 62:1
Per Zion non rimarro' silente,
per Gerusalemme non rimarro' quieto...
Isaiah 62:1

L'obiettivo de "La Grande Israele" non e' mai stato accantonato, anzi incoraggiato persino dalla estesa comunita' cristiana USA. Gerusalemme e non solo, nel consueto sfregio delle risoluzioni ONU, deve essere israeliana. E se a questo scopo serve lo "sponsor" di valori universalmente condivisi, la zona grigia dei predicatori statunitensi non esita certo ad usarli.

19 febbraio 2006

Peres il saggio

Quanto a Peres, il vecchio leone dice chiaro che "i palestinesi devono scegliere: o le parole, o le pallottole."
E' un' affermazione di Peres presa da un' articolo pubblicato da La Stampa.

La foto a sinistra ritrae invece il particolare della casa di un villaggio palestinese vicino Nablus: sono evidenti gli effetti delle "parole" israeliane