05 marzo 2006

Due pesi, due misure

Mentre russi e palestinesi discutevano a Mosca, a Nazareth ieri pomeriggio si è sfiorata la tragedia: tre israeliani ebrei, un uomo e due donne, sono entrati travestiti da pellegrini cristiani nella Basilica dell'Annunciazione trasportando, in una carrozzina, una bombola del gas ed alcuni petardi. Testimoni hanno riferito che i tre, appena entrati, hanno lanciato i petardi tra la folla in preghiera per l'inizio della Quaresima. I forti boati hanno scatenato il panico tra i fedeli cristiani convinti dell'inizio di un attacco con bombe contro la basilica.
Almeno sette persone sono rimaste contuse nel fuggifuggi, altrettante sono state portare in ospedale in stato di shock. Ferito alla testa anche l'assalitore israeliano, raggiunto dalla folla. La rete televisiva Canale 10 lo ha identificato in Haim Eliahu Havivi, 43 anni, di Gerusalemme, che in passato aveva compiuto un'azione simile anche a Betlemme ed era stato interrogato dai servizi di sicurezza. Contro di lui però non sono mai stati adottati provvedimenti restrittivi. In Israele lo hanno subito etichettato come «malato di mente». Le due donne sono la moglie di Eliahu Aviv, una polacca convertita all'ebraismo, e la figlia di 20 anni.

«È la solita storia, tutte le volte che un attentatore o un assalitore ebreo compie un attacco contro arabi, lo Stato si affretta a definirlo una persona instabile, con problemi psichiatrici. Non accade mai con gli attentatori arabi. Era accaduto lo stesso con Ami Popper (un militare che falciò con il mitra otto lavoratori di Gaza nel 1990 vicino Tel Aviv) e con Baruch Goldstein (che nel 1990 uccise 30 fedeli musulmani a Hebron)», ha commentato Wadye Abu Nassar, un consigliere del Patriarca cattolico di Gerusalemme Michel Sabbah. «La Chiesa cattolica locale condanna con forza questa azione contro la Basilica della Annunciazione e si aspetta che lo Stato di Israele protegga i luoghi santi cristiani», ha aggiunto.