06 maggio 2006

EMERGENZA SANITA'

Da Il Manifesto del 3 maggio:

Ismail Haniyeh ripete che la fase più acuta della crisi finanziaria dell'Anp è risolta e che, grazie alle donazioni arabe e dell'Iran, il suo governo sarà in grado di pagare i salari arretrati a tutti i dipendenti pubblici. L'ottimismo del premier palestinese tuttavia non basta a ridimensionare la gravità della crisi che si vive nei Territori occupati da quando Israele ha bloccato il versamento all'Anp dei fondi palestinesi derivanti dalla raccolta dell'Iva e dei dazi doganali (oltre 50 milioni di dollari al mese) e Stati Uniti e Unione europea hanno sospeso gli aiuti diretti all'Anp in reazione all'ascesa al potere del movimento islamico Hamas. A rischio immediato di collasso sono diversi servizi essenziali, a cominciare dalla sanità, e a pagarne le conseguenze sarà soltanto la popolazione civile. Ne abbiamo parlato con il dottor Ambrogio Manenti, esperto di sanità pubblica e responsabile dei progetti dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in Cisgiordania e Gaza. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio a Gerusalemme est.

Dottor Manenti, l'Oms ha lanciato più di un allarme sui rischi di un collasso della sanità palestinese...
Dobbiamo tener presente che tutte le agenzie dell'Onu che operano in Cisgiordania e Gaza hanno come controparte l'Anp. Da quando è cambiata la posizione dei principali donatori internazionali, tra cui gli Stati Uniti, il Canada e alcuni paesi europei, che non considerano Hamas un interlocutore possibile, il nostro lavoro si è fatto più complesso.
L’ UE, da parte sua, ha scelto un’ approccio più flessibile ma ancora in via di definizione: in pratica potrebbe scegliere di avere rapporti diretti con gli operatori sanitari, ma non con quelli ministeriali legati al movimento di Hamas.
Tuttavia essendo dipendenti dai donatori internazionali ed inoltre, come Onu, siamo parte del Quartetto per il Medio Oriente (USA, Russia, ONU, UE), abbiamo vincoli politici e pratici che ci impongono una linea diversa da quella che avevamo.

Che impatto sta avendo il boicottaggio dell'Anp sulla gestione della sanita' palestinese?
La prima conseguenza ovviamente è stata per il bilancio del ministero della sanità che per il 40% deriva dai fondi palestinesi bloccati da Israele, il 30% dalle donazioni internazionali e un altro 30% dalle tasse raccolte nei Territori. Mancano due terzi del budget e il ministero della sanità comincia a non funzionare per due motivi principali: il mancato pagamento dei salari ai dipendenti, compreso il personale medico e paramedico, e la penuria di medicine tra cui farmaci essenziali e vaccini. Presto medici e infermieri cominceranno ad abbandonare i loro posti per cercare alternative in grado di garantire la loro sopravvivenza e questo porterà prima ad un declino e poi al collasso il sistema sanitario pubblico.

In queste condizioni quali sono i rischi immediati per la popolazione civile?
Sono molto seri. I malati cronici, come quelli con problemi renali o i diabetici, e coloro che sono affetti da altre patologie gravi non riceveranno cure adeguate. Nel medio periodo ciò si tradurrà in un aumento dei decessi. Inoltre la mancanza di fondi non consentirà la copertura delle cure all'estero per tanti palestinesi ammalati gravi che sino a qualche tempo veniva garantita dall'Anp. La mancanza di reddito per tante famiglie porterà ad un peggioramento della qualità della vita e inevitabilmente delle condizioni ambientali ed igieniche, con il rischio di un aumento delle malattie infettive.